Le nebbie di Calliphore

di   Massimo Grillo

Trama e Scheda Tecnica

Notizie e Informazioni

SENSOINVERSO EDIZIONI

ATTENZIONE sono presenti su Internet dei siti che promettono di far scaricare questo libro. Si tratta di siti fraudolenti che invece tentano di carpire i vostri dati, compresi quelli della vostra carta di credito, in quanto non esiste la versione ebook di questo libro, né tanto meno la possibilità di scaricarlo gratis.

Immagini relative al libro

Il furto del tesoro del Tempio

Inauguro questo sito dedicato al mio libro, rispondendo ad un amico che mi ha posto un interrogativo circa la scoperta del responsabile del furto del tesoro del Tempio astrale da parte di Lloyd. Naturalmente sconsiglio la lettura di questo post a chi non si sia ancora immerso in quella del libro. Inizio allora dicendo che l'individuo incappucciato che Julia e Lloyd per primi incontrano nella caverna sotterranea all'interno del pianeta Calliphore, fino a quando non viene smascherato, non ha mai detto di essere Klamidak'ha Nhavaris (a proposito, ho potuto notare che all'interno del libro alcune volte è scritto Klamidak'ha e altre Klamidak'a - il modo corretto di scriverlo e leggerlo è il primo - Evidentemente in fase di editing è sfuggito e quindi anche a me precedentemente) ma ha semplicemente detto di essere l'eletto e il capro espiatorio della macchinazione del sovrano Thauku'n Gao I, nel volerlo incolpare del furto del tesoro reale. Ciò significa che il Klamidak'ha Nhavaris effettivamente responsabile del furto, in base alle prove scientifiche della macchina del tempo Eron, poteva anche essere un altro sacerdote astrale in combutta con il sovrano e imbarcatosi come lui sull'Arthemis per gestire l'imbroglio. Lloyd, essendo dotato di grande intuito, quando sente che Hazard ha trovato un cadavere all'interno dell'Arthemis, allora vuole saperne di più. Una volta appreso il nome del malcapitato scoperto dall'amico, si carica di tutta la sua diffidenza e rivolge al suo anfitrione l'accusa di essere il ladro del tesoro astrale. In primis per il fatto che è a conoscenza di troppe cose circa quella vicenda e poi c'è la questione della litania pronunciata da Julia (...Kaleak naphar namesh, non è nient'altro che la storpiatura del nome Klamidak'ha Nhavaris, a cui, in maniera molto poco umile, hai aggiunto il termine namesh...). Senza badare a come sia nata quella storpiatura, Lloyd ne comprende comunque la familiarità d'espressione e quindi a quel punto è sufficiente fare due più due per farlo arrivare alla verità. Il lettore che ha seguito le peripezie di tutti i personaggi del libro, può facilmente arrivare a immaginare, ancor prima che io lo scriva, che la modifica della pronuncia del nome del sacerdote astrale, sia stata indotta nella mente di Julia, da colei che in un lontano passato aveva fatto, senza saperlo ma solamente intuendolo, la conoscenza del perfido sacerdote alieno e che (...aveva proferito quelle stesse parole all'orecchio, ignaro del loro significato, di un brillante scienziato sulla Terra...), essendo entrata in contatto con lui, ne aveva percepito parzialmente le intenzioni oltreché l'animo malvagio. Le parole che sussurrò a Julia, tremante sulla banchisa polare, non furono solo un messaggio di vita e di speranza, ma anche il codice di blocco per gli androidi della Marshall.

Le riffe con i folgoratori


Un'amica mi ha scritto dicendomi che non comprende perché abbia utilizzato il termine riffa, nell'indicare la roulette russa con i folgoratori. In effetti se si cerca sul vocabolario la parola riffa, si trova scritto: tipo di lotteria privata con premi non in denaro ma in oggetti di valore, che si assegnano mediante sorteggio di numeri. Nel contesto del libro si parla di riffe con la pistola, volendo sottintendere l'aleatorietà che si affronta quando si procede a farne girare il tamburo e a premerne il grilletto. Quasi fosse una lotteria in cui si spera che il prossimo numero uscente sia il proprio, ben sapendo che vi siano scarsissime possibilità. Il premio in quel caso è la vita stessa, anche se alla fine, nei rari casi di vincita, viene ritirata una cospicua somma di denaro. 

Religione Astrale e Buddhismo

Mi è stato chiesto di precisare quali affinità abbia sottinteso tra la religione astrale e il buddhismo. Chi ha letto il libro ricorderà l'elencazione che ho descritto per parlare degli stadi in cui la filosofia astrale è suddivisa, dal semplice Fhir sino allo stadio di Namesh. Ebbene, il buddhismo ci parla della presenza di "Dieci Mondi", come stati dello spirito, in cui l'essere umano si può trovare a vivere e che sono:
1) Inferno (in sanscrito Naraka; in giapponese Jigoku): il Mondo della sofferenza e dell'angoscia;
2) Avidità (in sanscrito Preta; in giapponese Gaki): il Mondo della cupidigia e dell'attaccamento;
3) Animalità (in sanscrito Tiryagyoni; in giapponese Chikusho): il Mondo dell'istinto puro e irragionevole, non moderato dalla ragione e dalla disciplina;
4) Collera (in sanscrito Asura; in giapponese Shura): il Mondo dell'aggressività e dello sfrenato egocentrismo;
5) Umanità (in giapponese Nin): il Mondo da cui ha inizio la riflessione per l'ascesa verso i regni superiori;
6) Estasi o Cielo (in sanscrito: Deva; in giapponese Ten): il Mondo del benessere e della gioia, ma solo come stati fuggevoli e transitori;
7) Studio o Apprendimento (in sanscrito: Sravakabuddha; in giapponese Shomon): il Mondo della ricerca personale;
8) Illuminazione parziale o Realizzazione: (in sanscrito: Pratyekabuddha; in giapponese Engaku): il Mondo della percezione della realtà permanente, ma non ancora del suo possesso stabile e definitivo;
9) Bodhisattva (in sanscrito: Bodhisattva; in giapponese Bosatsu): il Mondo del ritorno fra gli altri uomini per aiutarli ad ascendere anch'essi ai livelli superiori;
10) Buddità (in giapponese: Butsu): il Mondo della piena e perfetta liberazione, della assoluta felicità e dell'amor compassionevole per tutti i viventi. Il percorso di vita di Klamidak'ha Nhavaris nel libro, ci presenta un individuo che pur raggiungendo uno stadio molto elevato, è nuovamente preda dei suoi più bassi istinti e questo ci riconduce alla filosofia buddhista che spiega che i Dieci Mondi non giacciono separati e indipendenti; essi sono sempre contemporaneamente presenti l'uno nell'altro, sia pure allo stato potenziale; questo è il concetto del mutuo possesso dei Dieci Mondi. 

Pheron-Eron e  Phomer-Omer


Ammetto sia d'obbligo una precisazione per quanto riguarda quel breve periodo nel libro, in cui parlo del pheron e del suo legame con gli abitanti del pianeta Eron. In quel punto faccio un'analogia tra il prefisso "ph" del linguaggio eron e il suffisso "ovic" del vocabolario cirillico. La precisazione nasce dal fatto che mentre ovic individua la discendenza, ph esprime la paternità. Mi rendo conto che la differenza possa essere sottile, tanto da non portarmi a fare ulteriori digressioni nel libro, ma dato che la cosa è stata posta alla mia attenzione, allora ho preferito scrivere queste poche righe, soprattutto perché, proseguendo, cito l'esempio del sole di Eron, "Phomer" e della stella che era collocata anticamente al suo posto "Omer". In quel caso il bisticcio interpretativo può nascere dal fatto che essendo Omer più antico di Phomer, allora sia esso da considerare il "padre" e non il "figlio", mentre secondo la logica interpretativa legata al prefisso, dovrebbe essere esattamente il contrario. In questo caso però ho voluto legare l'importanza al significato. Per gli Eron il loro sole (sebbene in secondo piano rispetto all'altra stella Rhayos) riveste un'importanza maggiore rispetto al suo predecessore scomparso probabilmente miliardi di anni prima. Un popolo orgoglioso e sprezzante come gli Eron non potrebbe attribuire meno importanza alla propria stella, rispetto ad un'altra di cui qualcuno millantava la trascorsa esistenza. È per questo motivo che Phomer è considerato il padre e Omer il figlio. Non dimentichiamoci che sino a poco tempo prima su Eron vigeva un regno millenario e nell'immaginario collettivo il re padre è indubbiamente più importante del principe suo figlio, poiché il re è la persona che divulga la parola del dio (Astro) tra il popolo e quindi la figura del sovrano reggente (Namesh) è quella più importante nell'intero universo. Nel libro scrivo che Phomer è stato cancellato da ogni effige a beneficio di Rhayos, per ragioni opportunistiche. Nonostante ciò la stella bianca di Eron riveste sempre molta importanza per il pianeta ed un ruolo di secondo piano rispetto ad un sole estinto chissà quanto tempo prima, non sarebbe stato concepibile. Spero di aver chiarito questo piccolo equivoco. 

Io, robot

Quest'oggi ho risposto ad un lettore che mi ha chiesto perché non abbia risolto l'enigma col quale in pratica chiudo il libro e cioè: [...come fu possibile che il sinistro figuro, che si era rivelato come l'eletto, avesse avuto la possibilità di modificare gli eventi che condussero alla realizzazione degli androidi Marshall, quando fu proprio uno di essi a scoprirlo all'interno della capsula criogenizzante? Eppure egli sosteneva che, senza il suo intervento, non sarebbero stati creati quegli automi e lui starebbe ancora dormendo il suo sonno siderale... ]. La risposta è molto semplice ma per nulla esaustiva; nel senso che è uno dei nodi che ho intenzione di sciogliere nel prossimo libro insieme a molte altre questioni che invece sono legate alla vicenda di Hazard. È tuttavia presumibile dedurre che le cose siano andate in questo modo: Thaddeus Marshall, con o senza l'aiuto di Guillermina, ha comunque trovato il modo di realizzare i suoi androidi e quindi, a distanza di quasi due secoli, uno di essi ha scoperto il malvagio sacerdote dentro la sua "bara di ghiaccio" e lo ha tratto in salvo. Stando così le cose, la vera domanda è perché Klamidak si sia dato tanto da fare per intervenire nella storia della presidentessa della Dixon, pur sapendo che sarebbe stato salvato dal robot che è diventato. Purtroppo però per il momento non posso aggiungere altro, spiacente. 

Il respiratore ambientale

Un lettore molto attento mi ha fatto notare come in due occasioni che vedono protagonisti prima Lloyd e poi Hazard, questi si trovino nella caverna dove scopriranno il malvagio Klamidak e stanno ancora indossando il respiratore per resistere all'atmosfera mefitica di Calliphore. Com'è possibile dunque, dato che nella caverna si respira ossigeno? Devo confessare che a quel punto dovevo utilizzare l'effetto sorpresa dettato dalla necessità di far rivelare a Julia la meravigliosa notizia della sua ritrasformazione e quindi non potevo sollevare l'argomento né tantomeno soffermarmici. Pertanto ho lasciato alla fantasia del lettore la spiegazione a questo piccolo problema. Ad esempio, è possibile immaginare che le maschere per respirare siano dotate di un modulatore ambientale che adatti automaticamente il respiratore in base alle esigenze del momento e, dato che sia l'atmosfera di Calliphore come quella della Terra e di Eron, possono essere state programmate come opzioni di scelta, ecco che il gioco è fatto. In fondo è un po' quello che sottintendo quando, durante lo scontro tra Hazard e Rhuat sulla navicella mandata a fronteggiare la corazzata Hyperion, scrivo: [...Solamente Rhuat, che convertì velocemente la maschera che teneva allacciata al collo, in modo da respirare in assenza di atmosfera, rimase sul posto, continuando a fronteggiare l'ex socio...]. 

Kaleak  naphar  namesh

Rispondo ad un lettore che mi ha scritto per avere delucidazioni sulle parole della litania con cui Julia ha bloccato gli androidi della Marshall su Calliphore. Avendo letto il libro si è ben compreso che kaleak naphar namesh non è altro che la storpiatura del nome Klamidak'ha Nhavaris namesh. La domanda postami dal lettore, è come si sia arrivati proprio a quelle parole partendo dal nome del malvagio sacerdote astrale. La prima volta che le abbiamo incontrate, Julia era appena scampata all'incidente nel Mar Glaciale Artico e successivamente Lloyd le proferì all'indirizzo di Klamidak, quando ne scoprì l'identità, dicendogli: "Kaleak naphar namesh, non è nient'altro che la storpiatura del nome Klamidak'ha Nhavaris, a cui, in maniera molto poco umile, hai aggiunto il termine Namesh. Klamidak'ha Nhavaris Namesh è l'epigrafe della tua follia di onniscienza, non è forse così, ladro?". Nel libro scrivo che fu lo spirito di Guillermina Garrett O'Mallery a dire a Julia quelle parole per poter fermare gli androidi; ma lei come poteva saperle a sua volta? Per scoprirlo ripercorriamo le ultime pagine del capitolo 17, dove Jalidh'hill Gabesh entra in comunione astrale attraverso il Markjilà con Klamidak e in qualche modo parte della sua coscienza rimane imprigionata dentro di lui. Sarà il suo spirito che suggerirà molto più tardi alla presidentessa della Dixon il nome del suo assassino Klamidak'ha Nhavaris. Namesh non è nient'altro che il monito che probabilmente Jalidh aggiunse, per indicare quello che il suo carnefice ambiva diventare. Come da quello si sia arrivati alle parole della litania, è ipotizzabile come lo è spesso la difettosa comprensione di una frase in momenti singolari o particolarmente concitati. Se la coincidenza ha voluto anche regalare un ulteriore significato a quella comprensione in base al linguaggio Eron, non è poi così strano; basti pensare a tutte le volte che, affidandoci alla nostra esperienza, questa cosa sia successa. 

Il vero eroe

Durante la fiera del libro della Romagna a Cesena, ho avuto l'opportunità di parlare de Le nebbie di Calliphore a chi, avvicinandosi allo stand della SensoInverso Edizioni, mi ha posto qualche domanda. Dopo aver sciorinato la trama del racconto, mi è stato chiesto perché tra Lloyd e Hazard, ritenessi quest'ultimo il vero eroe del romanzo, così come ho precisato poi anche sulla scheda tecnica che potete leggere all'interno di questo sito. Il punto è che gli eroi del racconto sono in realtà tre, poiché anche Julia può tranquillamente candidarsi come membro onorario di questo terzetto. Infatti, mentre Lloyd coraggiosamente fa di tutto per salvare il suo amore, Julia è colei che cerca di prodigarsi per il bene di tutti gli abitanti di Calliphore, sia prima, sia dopo aver contratto la mutazione. A Lloyd deve essere riconosciuto il merito di non essersi mai veramente perso d'animo e grazie alla sua intelligenza e prontezza di spirito, alla fine riesce a compiere la sua missione e con essa, a salvare tutti i mutanti sul pianeta. Nonostante ciò, è ad Hazard che va attribuita la palma dell'eroe, o antieroe se preferite, e questo perché è l'unico ad avere meno ragioni plausibili per poterla pretendere. Mi spiego meglio: il detective Hazard Nash è reduce da un passato che lo ha visto complice involontario della morte di sua moglie Lydia e per questo la sua vita ne viene stravolta. Da quel momento vive dando la caccia ai criminali, forse per espiare la sua colpa, facendo la cosa che più gli riesce meglio; un modo come un altro per pareggiare il conto si potrebbe supporre, ma dentro di lui sente che non è abbastanza e così si strugge, riconoscendo che la vita che sta conducendo è solitaria, pericolosa e senza prospettive per il futuro. Alla fine del libro però c'è il suo riscatto morale quando, cogliendo un'opportunità, sconfigge il malvagio Klamidak, consentendo con la sua scelta di cambiare la linea temporale, salvando così sua moglie e gettando le basi per sottrarre alla morte tutti gli abitanti del pianeta minerario. L'eroismo di Hazard sta nel fatto che lui non sa che la fusione mentale con il suo alter-ego bambino gli consentirà poi di avere una seconda chance e nonostante questo sacrifica la sua vita ugualmente. Come ho già avuto modo di scrivere nella scheda tecnica del libro, l'antieroe è colui che nonostante non sembri un eroe, al momento giusto fa la scelta migliore e per questo Hazard è il vero eroe di questo racconto.

Non serve essere degli esperti

Questo non è un libro di fisica quantistica! Sia ben chiaro a chi si stia approcciando alla lettura di questo romanzo. Al suo interno ci sono dei riferimenti ai principi basilari della fisica quantistica, ma nulla di troppo specifico. Il mio intento non era quello di annoiare il lettore con particolari che non avrebbero aggiunto, né tolto nulla a ciò che questo romanzo vuole esprimere, né tanto meno quello di farne un trattato. Ho soltanto usato quello che ritenevo potesse essere utile per raccontare una storia, per la quale i protagonisti si trovano immersi in un tempo, dove i migliori ritrovati tecnologici dell'epoca si basano su principi di fisica quantistica. Con questo mi riferisco ad esempio ai viaggi superluminali all'interno dei tunnel spaziali, altrimenti chiamati ponti di Einstein-Rosen o wormhole. [...le nostre navi interstellari vengono lanciate preda dell'onda quantica che le immerge in una serie di possibilità e che fattivamente potremmo chiamare dimensioni. Queste, intersecando gli spazi, vengono tagliate dal flusso generato dai motori delle navi, per poi farle risbucare nel punto desiderato all'interno del nostro universo. Tutto ciò, grazie al monitoraggio da parte dei radar sulle astronavi terrestri e delle antenne di richiamo su quelle Eron. Infatti, l'osservazione mirata del fenomeno quantico, garantisce la selezione dell'unica realtà desiderata, all'interno del pantheon di possibilità, riconfigurando la materia delle navi da ondulatoria propria dell'energia, a corpuscolare, reintegrando così la struttura delle stesse nel punto prestabilito.]. In quel frangente, la qualità delle particelle di energia, viene interessata dal fenomeno del trasposto a velocità superluminale, che sfrutta l'evento quantico per spiegarne la possibilità. Per chiunque non abbia alcun rudimento di fisica quantistica, l'esempio che ho testé citato può apparire un mero esercizio dialettico, in cui lo scrittore si sia divertito ad inventarsi un artificio per spiegare ciò che intendeva dire. Nessuna preoccupazione, perché questo è assolutamente normale. Ricordo ancora quando, guardando una puntata di Doctor Who (se vi piace la fantascienza non potete non conoscerlo), digerii senza battere ciglio il fatto per cui delle statue a forma di angelo, nel momento in cui non venivano osservate, si muovevano in cerca delle loro "prede umane", mentre quando ci si sforzava a tenere gli occhi ben puntati su di esse, allora risultavano immobili, proprio come... delle statue. Al momento quindi non feci caso al significato intrinseco del fenomeno. Qualche tempo dopo però, quell'episodio ebbe un seguito e in esso "il dottore" spiegò che quel tipo di evento non era altro che un "artificio quantistico", che gli angeli sfruttavano a loro beneficio. Naturalmente m'illuminai d'immenso, perché a quel punto avevo già fatto mie le basi di fisica quantistica e una spiegazione come quella gettava una luce del tutto diversa sul programma. Non si trattava quindi di storie campate in aria, perché avevano quasi sempre un fondamento scientifico che, tradotto nel contesto del programma, diventava fantascientifico. Alla stessa stregua ho inteso scrivere "Le nebbie di Calliphore", dove il lettore scientificamente inesperto potesse divertirsi leggendo spensieratamente la trama del racconto e dove coloro che possedessero invece competenze nel settore, potessero capire e spero apprezzare, i riferimenti scientifici che, ad ogni buon conto, ho solo accennato nel corso del libro.

I viaggi intestellari

Analizziamo meglio il modo con cui le navi interstellari si spostano a velocità superluminale attraverso i tunnel spaziali, per giungere poi ovunque nell'universo. Nel capitolo 14° Lloyd lo accenna, mentre propone ad Hazard un'analogia con il credo astrale. Nel racconto viene data forma ad una visione dell'universo che ipotizza la presenza di un'infinità di realtà e quindi di universi: il multiverso. Le dimensioni, ossia le realtà, sono attraversate dalle astronavi che alla fine risbucano nel punto desiderato all'interno della propria realtà. L'ipotesi che azzardo nel libro, è che i piani dimensionali siano parte di un tutt'uno (tutto è collegato, ci ricorda l'anziano sacerdote astrale), che può essere percorso in lungo e in largo dentro ad un wormhole, come se questo fosse un lasciapassare che consentisse l'accesso attraverso ogni dimensione per poi ritrovarsi nel punto esatto in cui si voleva andare, mediante i radar terrestri o i blaster hole Eron. La visione di una forma geometrica che ci consenta di immaginare il multiverso, probabilmente non è alla nostra portata, ma se si immagina come possa apparire una sfera (per esempio) agli occhi di un ipotetico essere bidimensionale, allora si può anche intuire come qualcosa che non sia possibile comprendere con le nostre capacità, in realtà non sia escluso che possa esistere. Se noi aggiungiamo il tempo come parte dimensionale della nostra realtà geometrica, allora probabilmente vedremo ogni cosa proiettare una scia dietro e fors'anche davanti a sé, perché ciò che è accaduto resta impresso nel tempo, così come ciò che accadrà. È la visione che in qualche modo accenno nel capitolo 19°, dove disegno l'immagine di una realtà in cui l'io del presente stringe accanto a sé quelli del passato e del futuro. Le astronavi interstellari riacquistano integrità all'interno della loro dimensione di appartenenza, perché quella è la loro e non potrebbero in alcun modo rischiare di cadere in un'altra; così come un essere di una realtà diversa, compiendo lo stesso procedimento, non potrebbe materializzarsi nella nostra realtà. Questo vincolo mi è utile per spiegare il procedimento dei viaggi nei tunnel spaziali, ma non è detto che non possa essere scardinato. 

Il Continuum spazio-temporale

[...Il passato, il presente e il futuro, avvengono in realtà nello stesso momento. Ogni singolo attimo che li compone sta accadendo adesso. Il nostro io del passato e del futuro ci salutano dalle loro rispettive epoche, ma restando ben saldi al nostro fianco e questo dal principio sino alla fine della nostra vita. Per questo motivo, sconvolgere o semplicemente modificare un evento in un punto qualsiasi del tempo, sia esso nel passato o nel futuro, significa intervenire in ogni momento del tempo e in ogni cosa di cui il protagonista di quell'evento si sia reso responsabile. Ad esempio, se immaginiamo di riuscire a convincere un ingegnere ad abbandonare la propria carriera per dedicarsi alla floricoltura, in un modo per cui questo fatto costituisca un elemento assolutamente discordante rispetto al proprio percorso di vita, questo inciderà anche nel suo passato, in quel bambino che sognava di costruire ponti e che non avrebbe mai pensato di coltivare fiori e piante. Probabilmente quel bambino che giocava con le costruzioni sul tappeto della propria cameretta, a un certo punto deciderà di uscire all'aria aperta e di raccogliere semi e germogli, per iniziare a coltivare il suo piccolo giardino privato...]. Il periodo successivo all'interno del capitolo 19°, prosegue commentando una legge della meccanica quantistica in cui si evidenzia come la realtà tenda a preservare se stessa (la teoria dello specchio d'acqua turbato dal lancio di un sasso) e ciò appare grandemente in contrapposizione con quanto enunciato prima. Concludo la discussione affermando che nell'universo quantistico niente è come appare e come la probabilità regni sovrana, disciplinando così la possibilità che una cosa accada, come il suo contrario. Tornando al discorso sul continuum spazio-temporale e come questo insista sulla trama del libro, inizio dicendo che, mentre ho già cominciato a parlarne nel post precedente per quanto riguarda l'interconnessione tra le dimensioni e i viaggi interstellari, ora provo ad approfondire l'aspetto che riguarda nello specifico le vicende di alcuni personaggi. Ricordando l'esempio dell'ingegnere che si trasforma in floricoltore, è possibile, nello stesso modo, immaginare lo stravolgimento che ha avuto la vita di Hazard quando, strappato dalla sua realtà, si è trovato a viverne un'altra, in un passato in cui lui non poteva, né doveva essere presente. All'interno della sua linea temporale, l'Hazard bambino aveva un futuro ben delineato e l'esserne uscito lo ha condizionato ineluttabilmente. Noi non sappiamo come Lloyd e Julia possano essere scampati dalla vicenda con Klamidak su Calliphore, prima che Hazard decidesse di intervenire utilizzando la macchina del tempo; però ce l'hanno fatta, in qualche modo. L'alternativa possibile, è che tutta quella faccenda non sia mai accaduta, fino a che il malvagio sacerdote non si sia convinto a mettere in atto il proprio disegno, rapendo il piccolo Hazard. Di contro però questo fatto non è mai successo, perché Hazard stesso lo avrebbe in seguito impedito. Un paradosso temporale che si risolve proprio nell'applicazione del concetto per cui mutare un evento intervenendo nel tempo, incide anche nel suo passato. Quando Hazard detective, decide di impedire a Klamidak di rapire il figlio di Lloyd e Julia, si trova nel futuro, mentre sta agendo, grazie all'ausilio della macchina temporale (che costituisce l'elemento di rottura rispetto al precorso della realtà), sul suo stesso passato. E così facendo riallinea o ricuce lo strappo temporale innescato da Klamidak, consentendo alla trama della sua vita di ripercorrere la linea che gli era stata preordinata. In questo modo la teoria dell'ingegnere che diventa floricoltore si incontra con quella dello stagno smosso dall'acqua e che alla fine riacquista la propria tranquillità.

Il ferimento di Julia

[..."La Dixon? Maledetti!" urlò la giovane donna. "Ma lo sai che sono loro i veri responsabili della contaminazione atmosferica del pianeta? Te lo giuro Lloyd, l'ho scoperto un attimo prima di venire pugnalata da quello che penso fosse stato una spia della compagnia, proprio per esserne venuta a conoscenza." E così dicendo si scoprì la spalla offesa, mostrandogli la ferita che era stata medicata e che ora era completamente guarita...]. Julia fa questa rivelazione a Lloyd nella caverna, nel 18° capitolo del libro, dopo essersi finalmente rincontrati. La fanciulla che prima di trovarsi in quel posto era stata alle prese con una delle trivelle dalla C.E.E., era venuta a conoscenza che la composizione dei filtri utilizzati su Calliphore era inceve quella che doveva essere usata su Eron e quindi contenente una miscela chimica completamente sbagliata. Questo, in base alle sue deduzioni, doveva essere stata la causa della contaminazione dell'atmosfera del pianeta. Tutto farebbe quindi pensare che sia la Compagnia di Eron la responsabile dell'avvelenamento planetario e invece la scienziata dice a Lloyd che secodo lei c'è la Dixon dietro a quel disastro... Perchè? In realtà è molto semplice: Julia ha pensato che la concorrente principale della Compagnia e cioè la Dixon Ltd. abbia manomesso le trivelle planetarie per far ricadere su di essa la colpa e riuscire così a scalzarla definitivamente, impossessandosi in via esclusiva dei diritti di estrazione sul prodigioso minerale. Per questo motivo parla di una spia della Dixon, riferendosi all'Eron che aveva tentato di ucciderla proprio per impedirle di svelare quello che aveva scoperto.             

La velocità all'interno degli wormhole

Una piccola digressione sui rapporti di velocità superluminale all'interino del romanzo. Il viaggio della prima astronave terrestre verso Alpha Centauri impiegò un'ora e in quel tempo percorse i 4,367 anni luce di distanza tra i due sistemi solari. Il tempo che occorre invece per percorrere la distanza di 2.500.000 anni luce tra la Terra e il pianeta Calliphore è di soli 24 giorni. Il rapporto tra la due grandezze è di 1.000 a 1 e perciò occorre immaginare che la velocità all'interno dei tunnel spaziali sia variabile a seconda della volontà della nave spaziale che li percorre. L'idea è un po' quella che proviene anche dai film di Star Trek, in cui si parla di fattori di curvatura, altrimenti detti Worp, a cui venivano affiancati i numeri da 1 a 15, in base all'aumento di velocità da considerare. In questo libro, all'interno del capitolo 5°, mentre Julia spiega a Lloyd il progetto nel quale si sta per imbarcare, viene descritto il motivo per cui occorrono cinque giorni per percorrere la distanza tra la galassia di Andromeda e quella del Triangolo, ossia tra il pianeta Calliphore (e le sue colonie) e il pianeta Eron. [...Era vero. Eron si trovava infatti a una distanza di circa mezzo milione di anni luce dai territori coloniali e a velocità CoM5, in cui ovviamente la M stava per Marshall e dove 5 era il numero per cui moltiplicare la velocità della luce (Co), ossia 299.792,458 km al secondo, una navetta interstellare impiegava circa cinque giorni prima di giungere a destinazione...] A quel punto, considerata la velocità impiegata tra la Terra e Alpha Centauri come il punto di partenza, tutte le altre velocità saranno un multiplo di questa e quindi la variabile generata dalla M (Marshall), per quanto riguarda la velocità di percorrenza tra la Terra e Calliphore o tra Calliphore ed Eron, è pari a mille. Questo significa che, partendo da uno, ogni accelerazione corrispondente all'unità successiva fino alla quinta, è uguale a duecento.

Il principio di indeterminazione  

e il credo astrale

« Nell'ambito della realtà le cui condizioni sono formulate dalla teoria quantistica, le leggi naturali non conducono quindi a una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l'accadere (all'interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni) è piuttosto rimesso al gioco del caso. » (Werner Karl Heisenberg, 1942). Sulla base di questo principio, la religione astrale identifica la propria incapacità di determinare le dinamiche celesti e per tale motivo incentra la propria fede sull'unico concetto che stabilisce come inossidabile e vale a dire l'armonia assoluta. Secondo il credo astrale infatti, il multiverso che è costituito da una serie infinita di dimensioni, altrimenti dette piani dell'esistenza, ha avuto origine da una sorta di big bang primigenio e dal caos iniziale l'energia in espansione ha sempre teso verso l'equilibrio e l'armonia, come alla ricerca di una qualche forma di ottetto universale.

Un'opposizione poco chiara...?

Perché durante l'esposizione del progetto al Comitato di Giustizia, Lloyd subisce l'opposizione del delegato delle colonie Malh'ga Hat? In fondo quel piano avrebbe concesso alla Gilda coloniale, che era palesemente rappresentata dai delegati delle colonie, di partecipare all'estrazione del minerale su Calliphore. Invece Malh'ga Hat si mette di traverso, per così dire, giudicando addirittura ridicole le conclusioni a cui era arrivato Lloyd. La questione va chiarita... Come successivamente Lloyd stesso intuirà, gli interessi della Gilda verrebbero probabilmente compromessi se gli abitanti di Calliphore sopravvivessero, in quanto la Compagnia Estrattrice di Eron potrebbe forse fare a meno del suo intervento economico per pagare il debito di mille miliardi di crediti, ridotto a quel punto a soli due terzi. Per questo motivo i più alti esponenti della Gilda concordano di appoggiare il progetto di Lloyd, ma solo come soluzione di ripiego. Il loro vero scopo è quello di mettere le mani sul minerale di Calliphore e se la C.E.E. avesse pagato la totalità del suo debito, allora probabilmente la Gilda avrebbe avuto maggiori chances si subentrare al suo posto nell'estrazione del minerale. Tutto ciò era naturalmente stato riferito al delegato Malh'ga Hat che ebbe così l'incarico di denigrare il lavoro di Lloyd con l'intento di prendere tempo e intanto di proporre la soluzione della geo-formazione di Calliphore, che sarebbe senza dubbio andata incontro agli interessi della Gilda, molto meglio che la sua palingenesi. Solo alla fine, evidentemente, i rappresentanti delle colonie, resisi conto che il progetto presentato dal giovane avvocato avrebbe effettivamente salvato le vite degli abitanti di Calliphore e nel contempo offerto la possibilità di fare entrate la Gilda coloniale sul pianeta, allora votarono per appoggiare quella soluzione. Gli altri delegati, sia della Terra che di Eron, a quel punto, spaventati dalla velata minaccia di Lloyd, circa la divulgazione di quel progetto fra la popolazione del Dominio, anche e soprattutto nel caso in cui questo non fosse stato approvato, fecero buon viso a cattivo gioco e lo votarono. Insomma una volta tanto gli interessi economici erano andati a braccetto (o quasi) con una certa dose di senso civico e così anche uno come Malh'ga Hat, alla fine, si dovette arrendere alle circostanze, spinto dall'esempio e dal voto di molti suoi compagni delegati che, forse prima di lui, si erano resi conto che la vita di tre milioni di persone valeva il rischio di conquistare o meno il diritto di estrarre il minerale su Calliphore.

Le basi scientifiche del romanzo

Prima di scrivere un libro come questo, in cui parlo di viaggi superluminali attraverso ponti di Einstein-Rosen e di meccanica quantistica e di filosofia scientifica, ho chiaramente dovuto fare delle ricerche, perché la mia preparazione di base non abbracciava esattamente i settori di cui quegli argomenti fanno parte. Dopo essermi documentato sufficientemente, ho buttato già la prima stesura del romanzo e l'ho consegnata nelle capaci mani dell'editore perché ne facesse l'editing. Di quanto avevo scritto in merito alle questioni scientifiche, nulla era cambiato e se questo da un lato mi rallegrava, dall'altro mi suscitava ancora degli interrogativi. Non avrò scritto forse qualcosa, da qualche parte, in profondo contrasto con quelle che sono le leggi e le teorie che parlano dei temi che ho trattato? Perché se per alcune cose potevo avvalermi della scusa che in fondo di trattava di un romanzo e non della realtà nuda e cruda, per quanto riguardava le questioni scientifiche a cui facevo rimando per parlare di possibilità legate alla fantascienza, bhè, su quelle non potevo aver preso delle cantonate. Poi di recente, da poco più di un anno dalla pubblicazione del libro, ho scoperto su Internet quest'articolo (L'ipotesi del Multiverso): https://xamwood.com/2010/01/03/lipotesi-del-multiverso/ e parafrasando nuovamente Ungaretti (come in un post precedente), mi sono illuminato d'immenso. C'era tutto e logicamente anche di più. Per di più certi esempi che vengono portati si riferiscono a situazioni che ho citato anche nel libro: come quando parlo dei radar per l'esplorazione dello spazio profondo. Bene, mi premeva fare chiarezza su tutto questo per confermare che le questioni scientifiche su cui si basa la trama del libro hanno fondatezza acclarata e che non si tratta soltanto del parto della fervida mente del suo autore.

Un'evidente contraddizione


"Quando lasciai il nostro ufficio, avevo saputo da meno di un'ora che un certo Thot Ben'a Dhell mi voleva morto.... - Ebbene, aveva scoperto che lavoravo per la ribellione e quindi... - Devi sapere Hazard, che quel Thot fa il doppio gioco per i ribelli a cui un tempo era legato... - Perché in realtà fa il triplo gioco per la Compagnia Estrattrice di Eron, da cui è lautamente pagato e per questo, una volta resosi conto che io, quasi per caso, avevo scoperto i suoi trascorsi tra i separatisti, senza sapere che ero uno di loro, mi denunciò ai miei stessi compagni." Rhuat'ho Killasy, il socio di Hazard, proferisce queste parole quando il detective lo scopre all'interno dell'hangar su Calliphore, intento a partire per raggiungere la corazzata da cui, secondo lui, verrà lanciato il missile geo-formante. Il punto in cui sembra cadere in contraddizione durante il suo discorso ed in effetti è così, lo si legge quando dice in un primo momento, che Thot lo ha scoperto che lavorava per la ribellione, mentre dopo, afferma che lo avrebbe denunciato ai suoi compagni ribelli, senza però sapere che anche lui è uno di loro. Rhuat commette un passo falso e la spiegazione va ricercata nel fatto per cui lui sta mentendo o quanto meno sta dicendo solo una mezza verità. Appare perciò evidente come, nel mare di bugie che ha messo in campo e che deve tenere a galla per non farsi scoprire, questa volta abbia preso un granchio. Anche Hazard ha commesso un errore ed è stato proprio quello di non accorgersene. Si può dire però che, con grande probabilità, fosse già stato emotivamente scosso dal racconto del suo vecchio socio, per poter davvero farci caso.

Riscaldamento globale 

e nuova Era glaciale

Durante la lettura del libro, e più precisamente nel capitolo dove la giovane Julia subisce il suo incidente tra i ghiacci dell'Artico, si apprende che dopo l'avvento del riscaldamento globale, per effetto dello stravolgimento termico, le terre a nord del pianeta furono interessate da una sorta di nuova glaciazione, a causa dell'interrotta migrazione delle correnti del Golfo del Messico verso quelle aree. La domanda che nasce spontanea è: "Com'è possibile che il riscaldamento planetario possa avere determinato quel genere di conseguenza?" Parrebbe infatti un paradosso. In realtà invece non è così. Secondo gli studi del geofisico Victor Manuel Velasco Herrera dell'Università del Messico, se lo scioglimento dei ghiacciai, per opera del surriscaldamento globale, dovesse aumentare ancora, l'eccessivo rallentamento della Corrente del Golfo potrebbe portare ad una netta riduzione delle temperature registrate in Europa. Un vero e proprio avvio di era glaciale che potrebbe perpetrarsi per 80 anni. Sarebbe infatti il primo passo di un nuovo equilibrio in una sorta di reazione a catena circolare. Il rallentamento della corrente del Golfo del Messico farebbe quindi diminuire le temperature avviando una nuova era glaciale che porterebbe, poco alla volta, al ricrescimento dei ghiacci ai poliUn fenomeno che, peraltro, sarebbe già avvenuto in passato, 11.000 anni fa, nella penisola del Labrador, dando avvio a un'era glaciale durata ben mille anni. Attualmente questo genere di piccola era glaciale rimane solo un'ipotesi basata su modelli previsionali, naturalmente. 

Fonte: https://www.teatronaturale.it/tracce/ambiente/19663-riscaldamento-globale-macche-e-in-arrivo-una-piccola-era-glaciale.htm

Il sonno criogenico

Mi è stato chiesto di precisare il significato di questo periodo del mio romanzo, dove il lettore ha avuto difficoltà a capire come potessi scrivere: [...In realtà la maggior parte del tempo veniva trascorso in camere criostatiche, dove i cosmonauti erano ibernati per poi essere automaticamente ridestati, una volta raggiunta la meta designata. Era pur vero che in quel viaggio la meta era ancora tutta da scoprire e quindi i periodi in cui i membri dell'equipaggio sarebbero stati fuori dalle loro capsule criogenizzanti, avrebbero anche potuto essere prevalenti...] per poi dichiarare che: [...Nel frattempo l'astronave avrebbe compiuto il periplo della galassia di Andromeda, assumendo una rotta che avrebbe interessato i maggiori sistemi di quel settore e solo allora la procedura di sicurezza avrebbe risvegliato l'intero equipaggio...]. Sembra così che in un primo momento il destino dei cosmonauti sia quello di restare desti per la maggior parte del tempo, cosa che invece viene negata subito dopo. In verità sono vere entrambe le cose o pressappoco. La prima parte del discorso si riferisce al fatto per cui, raggiunto un sistema solare, il computer di bordo avrebbe proceduto a risvegliare l'equipaggio, che poi si sarebbe riaddormentato una volta effettuate le analisi di rito, e solo dopo aver stabilito che quel determinato sistema non era quello giusto. Così facendo, in effetti, tra le volte in cui il personale sarebbe stato decriogenizzato e il tempo necessario per effettuare le operazioni di ricerca, il tempo impiegato avrebbe anche potuto essere prevalente rispetto a quello dedicato al sonno nelle camere criostatiche. È anche vero però che sino al raggiungimento di ogni sistema solare, l'equipaggio sarebbe restato addormentato e quindi fino a quel momento, sia il personale tecnico, sia quello militare presenti sull'astronave, avrebbero continuato a godersi il viaggio in maniera del tutto inconsapevole.

Il senso del libro



Non pensavo che avrei scritto un post su questo argomento, considerato che, secondo la mia opinione, il senso di un racconto, di qualsiasi racconto, varia in base a chi lo legge. Val bene che ci siano degli elementi talmente rivelatori da indirizzare o meglio da orientare il senso di una storia in una certa direzione e tuttavia, detto questo, ognuno di noi può trovare dei significati a cui nessuno aveva pensato. Questa è anche la ragione stilistica per la quale non mi perdo in descrizioni troppo minuziose dei personaggi e dei luoghi, perché (come dissi già in un'intervista) desidero che il lettore si immedesimi il più possibile nelle vicissitudini che accadono ai personaggi, proprio come se fosse lui stesso a viverle e, per questa ragione, trovo che lasciare la loro descrizione nella penna sia di aiuto in questo processo. Parimenti, anche per il senso della storia, non ho voluto esprimerlo in maniera precisa, fornendo solo degli elementi interpretativi, grazie ai quali il lettore potesse arrivare ad una conclusione, ma essendo comunque libero di dedurne una propria. Chiarito quanto sopra e contraddicendomi palesemente, dal momento che ne ho ricevuto cortese richiesta, provo a fornire una spiegazione del senso del libro, così come io ho voluto intenderlo. Parte di quello che sto per dire è racchiuso nel post "Il principio di indeterminazione e il credo astrale" per cui, fatto salvo quanto ho già scritto, è importante che chi legge sappia di che cosa parla (anche se per sommi capi) il principio di indeterminazione. Sinteticamente, il p.d.i. dice che, prese due grandezze come "posizione" e "quantità di moto", ma potrebbero essere anche "energia" e "tempo" (la materia di cui stiamo trattando è la fisica quantistica e nella fattispecie il comportamento delle particelle), il loro prodotto è maggiore o uguale alla costante di Planck diviso 2. Detta meglio: l'incertezza della posizione, moltiplicata per quella sulla quantità di moto, non potrà mai essere inferiore alla costante di Planck diviso 2 (δx δp ≥ ħ/2). Tranquillizzatevi, perché non è mia intenzione spiegarvi che cosa sia la costante di Planck, né come posizione e quantità di moto di una particella c'entrino con essa. Quello di cui mi preme parlare invece è ciò che questo significa in termini filosofici. Prima che Heisenberg parlasse di principio di indeterminazione, con tutto quello che ne scaturì, compresa la relazione che ho appena citato, gli scienziati ricercavano la spiegazione delle leggi dell'universo all'interno di quella che prende il nome di "Fisica Classica". Riducendo i concetti all'essenziale, se per ogni cosa c'era una e una sola spiegazione, allora tutto in linea teorica poteva essere predetto. In buona sostanza, se noi sappiamo che un determinato fatto accade per una altrettanto determinata ragione, allora possiamo concludere che tutto sia già definito. Se lanciamo un sasso in una direzione e con una certa forza, il sasso cadrà in un punto preciso. Stabilito questo, allora questioni filosofiche come il libero arbitrio perdono di significato e il destino diventa in questo modo una gabbia ineludibile. Il principio di indeterminazione invece ci regala un margine probabilistico di speranza, dicendoci appunto che la realtà non è deterministica ma bensì probabilistica. Nulla è definito all'interno di quel margine di possibilità e così riusciamo di nuovo a parlare di scelta come di qualcosa a cui sono connesse le nostre vite, che non saranno mai imprigionate all'interno di un destino pre-configurato. E dunque il senso del libro è esattamente questo. Pone le scelte che ogni personaggio compie, come elementi assolutamente volontari e speciali. Lloyd avrebbe potuto abbandonare la ricerca di Julia e farsi vincere dalla paura e dallo sconforto, ma invece continua a darsi da fare e da questa sua scelta scaturiranno gli eventi che porteranno il racconto in una precisa direzione e per ben due volte (se lo ricordate). Hazard sceglie di compiere il viaggio astrale per fermare Klamidak in un ultimo disperato tentativo (inconsapevole che il suo spirito si reincarnerà poi nella sua versione da bambino) invece di pensare solo a sé, come probabilmente avrebbe fatto sino a poco tempo prima. Rhuat, alla fine, opta per aiutare Hazard, giungendo persino a morire e per questo scegliendo di fare del bene, quando invece per tutta la sua vita si era spinto nella direzione opposta. Di esempi ce ne sarebbero molti, sia nel bene come nel male, ma il punto è che la scelta diventa l'elemento dirimente che muove la vita di ciascuno dei personaggi i quali, stretti nel loro margine di possibilità, entro il quale le scelte che faranno porteranno i risultati sperati oppure no, sono liberi di confidare in loro stessi e nelle persone che amano, alla ricerca di qualcosa di migliore e di eterno, qualcosa che assomigli vagamente, ad una sorta di equilibrio universale. 

L'ipotesi del Multiverso




LE NEBBIE DI CALLIPHORE

Edizioni SENSOINVERSO - Via Vulcano, 31 - 48124 Ravenna (RA) - P.I. 02360700393
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia